L’arte di essere genitori

Mai come oggi, essere genitori e adolescenti sono stati oggetto di interesse mediatico da parte di sociologi, psicologi, giornalisti, aziende. Moltissime le pubblicazioni, alcune di grande valore, altre troppo sollecite a impartire ricette e suggerimenti, che lasciano i genitori ancora più confusi, inadeguati, come se la relazione con i figli adolescenti possa risolversi in una facile prontuario da consultare all’occorrenza.

L’esercizio della genitorialità non è una pratica che si acquisisce sui manuali e non si struttura solo sulla base di nozioni e tecniche. È una pratica, un’arte antica appresa nella famiglia d’origine e nelle vicende transgenerazionali che ci hanno preceduto, influenzata dai contesti cultuali e sociali contemporanei e dalle nuove forme che la famiglia può assumere nel tempo, reinventata quotidianamente nella relazione con i propri figli, dotati di una loro specifica individualità.  Questo intreccio di fattori rende la funzione genitoriale particolarmente complessa e mutevole, mai riconducile a schemi fissi. Per questo è difficile insegnare a essere “buoni genitori”.

Più che di risposte e di modelli di comportamento a cui adeguarsi che fatalmente conducono al sentirsi in colpa e inadatti, i genitori hanno forse bisogno di farsi delle domande, di prendersi uno spazio per riflettere, di concedersi la possibilità di sbagliare e di riparare, di aprirsi a nuove esperienze.

Alcuni ingredienti necessari per vivere in modo soddisfacente il proprio essere genitori sono però necessari. Si tratta, per prima cosa, di un buon livello di consapevolezza che ci aiuti a vivere nel presente prestando attenzione ai nostri pensieri e sentimenti, per diventare capaci di comportamenti meditati non automatici e impulsivi, arricchendoci di risposte sempre più flessibili. È importante poi coltivare una disponibilità ad apprendere, la propensione a crescere in tutte le età della vita. I figli offrono l’opportunità di riattraversare questioni sospese della propria infanzia o adolescenza. Anche la pazienza di attendere senza pretendere risultati, e quindi di differire le gratificazioni è importante, così come la capacità di percepire le emozioni degli altri, di stabilire interazioni basate su empatia, comprensione emotiva, curiosità e ascolto. Infine, è fondamentale coltivare la gioia di vivere, alimentando il piacere di stare insieme sull’essere più che sul fare o sull’avere.

Per quanto non si sottolinei molto spesso, per essere genitori bisognerebbe sapersi misurare, con la felicità oltre che con la fatica, l’ansia e il dolore. Una felicità che non deriva dall’aumentare la quantità di beni posseduti da ciascuno ma dall’intensità delle relazioni, vale a dire dalla condivisione di un bene collettivo, poiché è impossibile essere felici da soli.

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