Quando i figli diventano adolescenti

Ognuno di noi si trova, nel corso della vita, a confrontarsi con momenti di grande difficoltà. Si tratta di cambiamenti esistenziali, di passaggi evolutivi, di transizioni che, più o meno improvvisamente, cambiano lo scenario intorno a noi: la nascita di un bambino, la perdita di una persona cara, la crisi di coppia, l’arrivo dell’adolescenza dei figli. Tali cambiamenti vengono vissuti come interruzioni, spesso impreviste, della propria continuità esterna e interna in cui ci si sente di perdere la vecchia immagine di sé, senza averne ancora acquisito una nuova, e di aver smarrito le sicurezze e l’equilibrio precedenti.

In particolare, quando i figli diventano adolescenti anche i genitori arrivano ad un’età particolare in cui si fanno bilanci con se stessi e con il proprio partner e si riaprono, talvolta dolorosamente, questioni lasciate in sospeso.

Molte domande e dubbi si affollano nella mente dei genitori soprattutto quando i figli diventano adolescenti: quali sono i compiti di un genitore, come permettere ai propri figli il diritto ad esistere nella propria diversità, come accettare che possano sbagliare, soffrire, come rinunciare alle aspettative che inevitabilmente ciascuno di noi trasferisce sulle nuove generazioni, come interpretare i segnali di sofferenza, come gestire le regole e le repentine trasformazioni dell’adolescente in un contesto sociale e culturale anch’esso in continuo mutamento e dove si ha l’impressione che i vecchi saperi non siano più d’aiuto.

Lo sguardo verso questi momenti di crisi può essere senza speranza o accompagnato dalla consapevolezza che può trattarsi di un’opportunità. Si tratta di un momento delicato di transizione in cui si perdono delle parti, ma altre nuove possono nascere. Non è la fine del mondo, come può essere sentita nei momenti più acuti, ma della fine di un mondo di cui è importante essere consapevoli. Si deve attraversare una situazione disorganizzata e confusa per poterla col tempo riorganizzare diversamente. Si deve imparare a camminare nel buio, ad accettare di perdersi per poi ritrovarsi. Ma per cogliere questo potenziale evolutivo e di trasformazione presente in ogni crisi è necessario poterla condividere con qualcuno che possa intravedere, al posto di chi è dentro, la luce che si profila alla fine del tunnel, poiché è vero, come è stato detto, che “tutti i dolori sono sopportabili se li si inserisce in una storia che si può raccontare a qualcuno”, che ci mantenga in contatto con la speranza.

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